domenica 20 agosto 2017

Il giro


Passeggiavo attorno a quel palazzo da circa sei ore.


La strada era ruvida del colore grigio di una strada. L'asfalto era tiepido.
UUUUUrrrrrrrrrhhhhhhhhhzzzzzz.....    UUUUURRrrrrrrrhhhhzzzz....
Le sirene della città iniziavano a suonare. Era la fabbrica che produceva occhi di plastica. Ogni giorno alle tre del pomeriggio il segnale. Ogni 3 del pomeriggio gli operai tornavano al lavoro.

Durante la passeggiata i miei piedi calciarono un barattolo di latta vuoto, poi un pezzo di carta sporco e un sasso piccolo. Le anatre mi osservavano dalle finestre dei palazzi nascoste dietro le loro tende di pizzo. Io lo sapevo, sapevo di essere spiato; infatti ero a conoscenza dei tombini neri che celavano gli occhi dei cani randagi affamati e pure dei pali bianchi che mimetizzavano i corvi albini in cerca di cibo. Tutta la città era in cerca di qualcosa. Tutti, tutto, tutto il mondo.
Allungai le mie braccia di caucciù fino al terzo piano dell'edificio che stavo circondando di passi e presi un fiore da un vaso, poi sorrisi al nulla e continuai a camminare.

Quattro sono le 4 del pomeriggio nella fabbrica di occhi di plastica.
Le prime 4 arrivano dopo cinque minuti le 3 mentre le seconde 4 s'insidiano nella mente degli operai verso venti minuti dopo le 3. Ecco quindi che le terze 4 del pomeriggio arrivano trenta minuti dopo le tre e poi davvero finalmente le quarte 4, quelle precise e tanto attese, che arrivano esattamente 60 minuti dopo le 3.
Alle quattro tonde ogni lavoratore usciva dallo stabilimento e veniva sostituito immediatamente da un altro che prendeva il suo posto e così via ad ogni ora. La faccenda era seria: si trattava di far bollire sedie verdi da giardino in pentoloni giganteschi; una volta pronte, le sedie venivano trasportate a mano nel reparto forme dove l'operaio, con uno strano attrezzo simile a quello per formare le palline di gelato dalle vaschette, "snocciolava" morbide e calde sfere di plastica che una volta raffreddate erano pronte a diventare occhi. Occhi per bambole, occhi per gatti, occhi per occhi senza vista etc.

Mi trovavo per la sedicesima volta al terzo angolo dell'edificio (definito terzo calcolando il primo lato come mia partenza, ma questo è un indizio senza utilità per il lettore). Dicevo, mi trovavo al terzo angolo dell'edificio per la quindicesima volta più una e vidi una bellissima nave affacciarsi all'orizzonte davanti ad un tramonto caldo. La silhouette della grande imbarcazione passò veloce color del cioccolato davanti ai miei pensieri e ne interruppe davvero tanti. Feci altri sei passi e già parlavo con me.
Tutti, tutto, tutto il mondo cercava il suo tesoro. Così ritornai con la mente a quella rapida visione profumata. Ricordavo alcune leggende riguardanti quel "battello" e ognuna di esse portava a sognare: dai cuccioli di uomo, i piccoli di coso ai grandi filibusti e adulti rami.








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