mercoledì 14 giugno 2017

Rodolàttea



La cucina di Elisabetta aveva due occhi rosa e si chiamava Rodolàttea.
Con il passare delle stagioni i suoi capelli si stavano sfoltendo e l'abitudine di mangiarsi le braccia ancora non l'era andata via.




Ogni venerdì alla stessa ora sentiva suonare il campanello di casa, sempre alle dieci di mattina. Rodolàttea dalle sue finestre pulite riusciva a malapena a scorgere il grande vaso nel piccolo giardino e figurarsi vedere chi c'era davanti alla porta!




Ogni venerdì una formica rossa passava davanti al frigorifero della cucina e saliva fin sopra ai fornelli; si preparava un'omelette con tanto burro. Poi, dopo quello spuntino spegneva il fuoco, lavava la padella e tornava lenta e sazia da dove era venuta.



Rodolàttea vedeva tante cose bizzarre accadere davanti ai suoi occhioni rosa.
Un pomeriggio di sole il tavolo cadde a terra e si ruppe una gamba. La cucina restò in apprensione senza poter far nulla fuorchè osservare preoccupata la scena. Vide arrivare molta gente a soccorrere e portar via Tibaldo, il tavolo spavaldo. Quel giorno. ricorda di aver contato ben otto figure entrare e uscire da lì: un signore blu, un gatto grigio e bianco, la sua amica Elisabetta, un cucchiaio in cerca del cassetto nel tavolo che non c'era più, un mostro, due luci e un sogno di qualche anno fa.



Rodolàttea era golosa di amarena. Sapeva che con l'arrivo dell'estate in quella casa si mangiavano tante amarene sulla panna e per lei quelli erano momenti di festa.
I gufi scuri, le lune piene, i lupi che volavano al vento... di tutto ciò la cucina non ebbe paura mai in tutta la sua esistenza, ma soltanto una cosa le faceva battere i piatti dalla fifa: le tovaglie sporche!
Sì, avete capito bene, le tovaglie sporche! Queste disgraziate lenzuola quadrate (così le chiamava Rodolàttea) erano davvero delle insaziabili monelle.



Durante le nottate più buie di un pozzo buio, le tovaglie sporche spesso uscivano dalla loro cesta puzzolente e correvano per tutta la casa urlando parolacce in tovagliese fino alla mattina.
Ecco, Rodolàttea aveva paura di questo e di null'altro.




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